venerdì 18 ottobre 2013

Dorothea Lange e il potere evocativo della fotografia

In tempi di crisi,come quelli che stiamo vivendo ormai da anni,viene naturale ripensare a situazioni simili avvenute nel passato.
La crisi degli anni '30 negli Stati Uniti fu una delle più pesanti e colpì in particolare,come sempre accade,le classi più deboli,ma non solo.Essendo passati molti anni,per poter rivivere quei momenti, dobbiamo affidarci ad un mezzo di comunicazione quanto mai potente, soprattutto in un'epoca in cui la televisione ed internet ancora non esistevano:la fotografia.
Oggi chiunque può fare fotografie,tutti hanno una macchinetta compatta o uno smartphone,ma allora,nonostante cominciassero a fare capolino le prime macchine 35 mm, il fotografo era un personaggio,un eroe che doveva portarsi dietro chili di attrezzature ingombranti e non poteva certo passare inosservato. La sua era una funzione sociale ed in alcuni casi antropologica,in quanto documentava la vita delle persone e le trasformazioni del mondo che lo circondava.
In questa categoria di fotografi,ha sicuramente un ruolo di primo piano Dorothea Lange.
Dorothea Lange  sul tetto della sua automobile
Nata nel 1895 in New Jersey,a sette anni si ammalò di una grave forma di poliomielite che le causò un handicap alla gamba destra da cui,però,non si fece mai condizionare.Infatti si dedicò anima e corpo alla sua passione e studiò fotografia a New York presso una prestigiosa scuola.Nel 1918 si trasferì a San Francisco e collaborò con fotografi e studi famosi.Nel frattempo gli sconvolgimenti sociali ed economici le indicarono la sua vocazione di documentarista e cominciò ad immortalare la vita dei disoccupati,dei senzatetto,dei braccianti agricoli e delle persone disagiate.La sua attività fece clamore e le furono commissionati diversi reportage proprio dall'organismo federale che si occupava del monitoraggio della crisi.Così cominciò a vagabondare lungo le strade percorse dai migranti in fuga dalla miseria ed alla ricerca di una vita migliore.E sono di questo periodo le sue foto più famose e rappresentative.Immagini che ormai fanno parte della storia e che sono un esempio del potere evocativo della fotografia.
Il carattere drammatico,ma allo stesso oggettivo,delle sue opere ci rende partecipi dei sentimenti e delle sofferenze di quelle persone,costrette ad abbandonare le proprie case,le proprie radici per continuare ad avere una speranza per sé e per la propria famiglia.

Migrant mother,1936
L'immagine sicuramente più conosciuta è Migrant mother del 1936 in cui ad essere esemplare non è solo la drammaticità della scena ma anche la sua composizione,con le due bambine a fare da cornice ad una madre segnata dalla fatica e dalle sofferenze e sulle cui spalle grava,non solo metaforicamente,il peso della responsabilità delle loro giovani vite.Di questa donna si conosce anche il nome:Florence Owens Thompson,madre di sette figli,che all'epoca dello scatto aveva 32 anni ed il cui sguardo,sebbene puntato in avanti,sembra non comunicare molta fiducia nel futuro.
Molte altre,comunque, sono le immagini giustamente celebri di Dorothea Lange,tutte riprese negli anni della Grande depressione lungo strade polverose,nei campi coltivati dai braccianti o in improvvisate baraccopoli in cui famiglie intere hanno consumato le loro giornate alla ricerca di una speranza.
Anche dopo la fine di questa pagina della storia americana,la Lange continuò instancabilmente a dedicarsi alla fotografia e nel 1947 contribuì alla nascita della mitica agenzia Magnum.Alcuni anni dopo,nel 1952,fu anche cofondatrice dell'altrettanto celebre rivista Aperture.
Nel 1965,all'età di 70 anni,morì in seguito ad una malattia incurabile,ma il suo fondamentale contributo rimarrà sempre nella storia della fotografia.

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